domenica 17 novembre 2013

Posizione di attesa

La domanda pubblicata su youtube da chiesareca

"...Constato da moltissimo tempo, oramai, che è rarissimo vedere un estremo difensore stare sugli AVAMPIEDI, sia in posizione d'attesa, sia in lateralità pre-volo, sia nello stacco. Sono quasi  tutti e quasi sempre in appoggio al terreno con entrambi i piedi nella loro intierezza anatomica. Ciò, a mio modesto avviso, toglie rapidità all' intervento..."

La mia risposta:


"Non è fuori tematica anzi, complimenti perché è uno dei punti vitali del tuffo e di molto altro.
I benefici di una proiezione del baricentro sugli avampiedi nella posizione di attesa
sono di due categorie:


1) il contrasto del corpo contro gravità  passa dalle strutture rigide e semirigide (rachide per esempio) a quelle più elastiche (muscoli). Si sfrutta quindi maggiormente la potenzialità della forza elastica e/o esplosiva.


2) La direttrice di forza del movimento è più "predisposta" al movimento stesso per cui diminuisce anche il tempo di attuazione (ovviamente a parità di tutti gli altri elementi)


Di nuovo complimenti. Prendo spunto dell'argomento per pubblicare un post nel mio blog perché è un argomento troppo lungo per una risposta in questo contesto..."


Continuo l'analisi ma per far ciò mi dovete seguire fuori dall'attuale contesto...


Osserviamo gli atleti della corsa in pista. Prendiamo in considerazione i centometristi e gli ottocentometristi. Tutti lottano contro il tempo hanno comportamenti individuali diversi ma quello che mi interessa proporvi è il comportamento generale che tutti hanno divisi per due categorie: i centrometristi partono sui blocchi di partenza e chi invece partecipa agli 800 metri parte in posizione eretta. A cosa serve modificare la posizione tramite i blocchi di partenza? A sfruttare il più possibile l'accelerazione. Per far marcatamente ciò occorre che la proiezione del baricentro cada fuori dalla base. 


Insomma, il porsi ai blocchi di partenza crea una condizione di equilibrio instabile orientato verso la prevista direzione.


Quindi il punto è che per partire da fermo (o in lievissimo movimento) utilizzare una "posizione di attesa" poco stabile ed indirizzata porta notevoli vantaggi in termine di accelerazione rispetto ad una posizione stabile con proiezione del baricentro al suolo localizzata nell'area dei talloni.


Ora passiamo ad una controprova che personalmente utilizzo con i portieri. Mi piace perché loro stessi si accorgono della differenza tra le due variabili per confronto diretto.
Posizione di attesa del portiere, quella sua consolidata (poniamo sia proiezione del baricentro in area talloni): preparatore ha in mano il pallone ed è a 4 - 5 metri di distanza. Egli lancia in alto il pallone ed il portiere deve sprintare per poi bloccare la palla in presa alta. Una sorta di uscita alta frontale. Il portiere ha "percepito il grado di efficacia" della sua risposta motoria. Ora , stessa posizione geometrica (cioè dove era collocato geometricamente prima) ma diversa posizione fisica (cioè posizione d'attesa con proiezione del baricentro al suolo in zona avampiedi). Per ottenere un buon confronto lascio al ragazzo la scelta di quante ripetizioni fare alternando una volta la sua posizione di attesa ed una volta quella proposta.


Definito il modello relativamente migliore rimangono ancora tanti problemi di primo livello che possono essere riassunti in:


a) far apprendere velocemente il nuovo modello in modo che il portiere lo esegua istintivamente (prassia)


b) se la predisposizione per direzionare l'equilibrio instabile in avanti è rapportato allo spostamento in avanti della proiezione al suolo del baricentro, come si deve posizionare fisicamente il portiere per indirizzare l'equilibrio instabile lateralmente? E dietro?

Sempre rimanendo a questo livello di interazione ma più distante dal punto focale esaminato, io affermo da sempre che il taglio in avanti su tiro è completamente sbagliato. Non credo debba neppure esistere il concetto di attacco alla palla per il portiere (intendo quella sorta di filosofia che vedo praticata da quasi tutti). Però poi sono favorevole a spostare la proiezione del baricentro in avanti similarmente a quando si desidera "attaccare la palla. Parrebbe un controsenso... 


Per complicare un altro po' la questione propongo questo colloquio, qui estremizzato ma realmente avvenuto alla Università di Scienze Motorie ad Urbino dopo la dimostrazione pratica del tuffo e del recupero funzionale:


"Ho sentito che lei afferma che l'attacco alla palla è sbagliato." "Si lo confermo". Poi mi ha sottoposto la classica dimostrazione di geometria euclidea. Al termine mi ha chiesto: "Concorda con ciò, è giusto quanto ho dimostrato?" "Si è giusto e concordo" "Quindi ha cambiato idea," "No, concordo su tutto ciò che ha dimostrato, lo ritengo giusto e corretto ma è sbagliato il taglio in avanti su tiro anche geometricamente usando la geometria euclidea che conferma la validità della sua dimostrazione" 


Presentato così è da non credere ma anche nella pratica è da non credere!!!




Una domanda aleggia: perché Buffon che è il miglior portiere del decennio, cade all'indietro in occasione di tuffi? Non è allenato al taglio in avanti?

Sto osservando il gol preso in Italia - Germania 1 a 1 e gli altri interventi alla sua destra...

giovedì 7 novembre 2013

Lato forte e lato debole

Per l'argomento di questo intervento prendo spunto da un commento di chiesareca ricevuto sul canale youtube.com:

"Allenando assiduamente il lato debole, non naturale, ci si arriva ad eguagliare e perfino a superare in potenzialita' il lato forte, naturale, del portiere. Questo sin dalle giovanili"

Concordo sul concetto e lo condivido. Iniziando a lavorare su un ragazzino che sia ancora nella fase sensibile coordinativa, presumibilmente il risultato è migliore da adulto. Però... proviamo un esperimento mentale:
sono il preparatore di portieri di due ragazzi perfettamente identici, ambedue più "deboli" dalla stessa parte, stesso fisico, stesso carattere, insomma due cloni totali. Primo allenamento con loro. Apporto le correzioni che ritiengo opportuno per permettere a loro di superare il gap tra i due lati. Tizio dispone di un ambito mentale tale per cui riesce ad applicare le correzioni. Caio non riesce. Tizio esegue tutto l'allenamento applicando le correzioni ma Caio come si comporta? 


Dopo alcune volte che gli ho fornito le stesse indicazioni, nel cervello del ragazzo interviene una sorta di chiusura perchè ha "capito" a livello verbale ma non riesce a "tradurlo" in esecuzione motoria. In compenso io continuo a ribadire le stesse correzioni. Dopo mille ripetizioni sbagliate, trecento così così ed alcune fatte quasi bene Caio ha consolidato il gesto sbagliato... ma la cosa "buffa" a ben guardare è che, se utilizzo la statistica, io come preparatore ho lavorato bene perchè Caio è migliorato. 

Infatti se confronto, magari con il video, il suo primo gesto tecnico con lo stesso gesto tecnico dopo milletrecento e passa ripetizioni, per forza è migliorato se non altro per un fattore di incremento funzionale coordinativo. In conclusione, migliora rispetto al precedente ma non sfrutta la potenzialità.

Tizio invece va avanti benissimo e la sua coordinazione migliora, non vi sono squilibri tra i lati e diventa il miglior portiere del mondo. Se analizzo però il gesto tecnico di Tizio in base alle potenzialità ecco che, pur essendo il migliore, è ben al di sotto delle sue possibili potenziali prestazioni.

Vi sono alcuni motivi aprioristici ma uno balza subito all'occhio:
l'uomo è un essere ergonomico, vuole ottenere il massimo ma spendendo il minimo. E' scientificamente provato ciò, non vi è ombra di dubbio ...


La contraddizione sta nel fatto che se si vuole essere un atleta si dovrebbe investire il massimo per ottenere il massimo effettivo.


La conseguenza di ciò porta ad un comportamento successivo, ad una sentenza post evento e cioè: l'atteggiamento posturale di default, di partenza, iniziale o lo si chiami come si vuole è basato su criteri ancestrali di risparmio energetico (dovuto alla scarsità di cibo e difficoltà di procurarselo) mentre per l'atleta il consumo energetico deve essere elevato per ottenere le prestazioni migliori.


In conclusine, vi sono margini notevolissimi tra il potenziale e la prestazione, attualmente. Se ho ragione il tuffo lungo funziona, gli atleti possono essere ottimizzati e così via.


In pratica ciò che sto pubblicando sul mio canale youtube...

venerdì 1 novembre 2013

Mission

Mission

    Il primo post è relativo alla definizione degli obiettivi che mi propongo di ottenere con questo blog e con altri strumenti correlati.

    Verrano presentate molte problematiche di diversa interpretazione rispetto a quelle consolidate. Ovviamente anche i risultati saranno completamente diversi. A volte migliori, altre volte molto migliori. 

     Ciò non sta a significare che ottengo solo risultati posistivi. Ovviamente per arrivare a queste soluzioni sono "passato" attraverso tante combinazioni, confronti ed elaborazioni che non hanno portato a nulla oppure a risultati inadeguati o, addirittura, controproducenti.

     Per prima cosa, fin da giovane, ho iniziato ad avere dubbi sulla scienza così come mi è stata presentata a partire dalla scuola.

     Il primo ricordo definito che ho è il seguente: 
alle elementari la maestra ci spiegava la somma (o la moltiplicazione) con questo problema: Paolo deve portare tre mele dal cesto sulla credenza alla tavola. Se per portarne una dal cesto alla tavola impiega un minuto, quanto impiega per portarne tre? 

     Io dissi che non lo sapevo... e lo ribadisco anche ora: non lo so!!! I miei compagni hanno quasi tutti risposto tre minuti.

     Una trentina di anni dopo, ad una cena degli ex scolari delle elementari, era presente anche la maestra in questione. Parlando di quell'argomento mi disse che potevo avere qualche motivo di ragione ma lei doveva spiegare le quattro operazioni di base e quello era un esempio adeguato...

     Questo è un ragionamento, nella forma così semplice, più abusato per fare non informazione.

     Consideriamo il problema:
- si impiega un minuto per portare coprire il percorso 

cesto sulla credenza > tavola

quindi per tre mele tre minuti. Potrebbe essere una soluzione ma...

     Mi ricordo che dissi qualcosa del tipo: "...posso impiegare un minuto perchè porto tutte le mele insieme oppure posso impiegare due minuti perchè in un viaggio ne porto una ed in un altro viaggio ne porto due..."

     Oggi la mia risposta semplificata sarebbe: per i parametri del sistema di riferimento citato non è possibile definire una soluzione univoca. Tante risposte potrebbero essere tutte valide e TUTTE con un qualche grado di non validità (riferendomi alla approssimazione utilizzata)
     Nello specifico di primo livello vi sono almeno due carenze di informazioni:
- non è specificato quante unità posso trasportare per percorso
- non è specificato

Però:
- non essendo definita la portata per singolo viaggio non era escluso il mio ventaglio di possibilità di trasporto
- non è chiaro il percorso. Se un minuto è riferito al percorso

                                   cesto sulla credenza > tavola

allora occorre definire e considerare anche il percorso inverso dalla tavola al cesto sulla credenza e quindi si ha che

                     cesto sulla credenza > tavola > cesto sulla credenza 

per un totale due minuti. Quindi unico viaggio sono due minuti o doppio viaggio quattro minuti. Oppure tre viaggi per sei minuti. Però anche questo non è molto definito perchè occorre sapere da dove si parte. Se Paolo parte dal tavolo e torna al tavolo si tratta sempre di percorsi andata e ritorno. Se invece, come potrebbe essere leggendo il problema, potesse essere plausibile una partenza dalla credenza ecco che occorrerebbe "abbuonare" un minuto, cioè il tempo relativo al precorso tavola > cesto sulla credenza.

     Passo al secondo livello e prendo in considerazione due soli elementi:
- non è specificato il peso di ogni singola mela per cui, variando il peso potrebbe cambiare anche il tempo per il trasporto; a maggior ragione cambia se trasporta tre mele insieme...
- quando Paolo si volta per tornare da dove è venuto, il tempo impiegato per l'inversione di marcia non è da tenere in considerazione?

     In conclusione, sono convinto che non esista nessuna risposta certa, nessuna neppure quelle definite scientifiche. Nel prosieguo presenterò una ricerca fatta molto bene, curata anche nei particolari e che porta a considerazioni di un certo tipo. Condivido appieno (quasi) la validità dei criteri della ricerca. Scritto ciò, dimostrerò che, utilizzando i dati di quella ricerca io dimostro il contrario di quanto la ricerca in questione afferma. Il bello è che ambedue sono valide nel loro sistema di riferimento.